Un controllo di routine e una scoperta tutt’altro che banale: 576 sigari cubani, perfettamente confezionati e nascosti nel bagagliaio.
È quanto hanno trovato le Fiamme Gialle durante un’operazione di controllo al confine tra Italia e Svizzera, nel Comasco.
Il protagonista della vicenda è un cittadino cinese che viaggiava a bordo di un’auto con targa elvetica. Alla vista degli agenti, sembrava tranquillo. Ma nel bagagliaio nascondeva qualcosa di decisamente inaspettato.
I militari della Guardia di Finanza, insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo e dalla documentazione non del tutto in regola, hanno deciso di approfondire. E lì, tra le valigie e alcuni oggetti personali, sono spuntate diverse scatole. Al loro interno, sigari cubani di marca Cohiba, considerati tra i più pregiati al mondo. Non parliamo di un souvenir qualunque: 576 pezzi, per un valore stimato di oltre 20mila euro.
L’uomo, secondo quanto riferito dagli agenti, non ha saputo fornire una spiegazione credibile né sulla provenienza dei sigari né sul loro utilizzo. Nessuna dichiarazione doganale, nessun documento di acquisto. Il carico è stato immediatamente sequestrato, e per lui è scattata la denuncia per contrabbando.
Ma perché portare con sé un simile quantitativo di sigari? È questa la domanda che si pongono gli inquirenti. Le ipotesi in campo sono diverse. C’è chi parla di mercato nero, chi ipotizza un’attività di rivendita parallela nei circuiti del lusso. I sigari cubani, specie quelli originali, sono da sempre oggetto di interesse da parte dei collezionisti e degli appassionati, anche a causa della loro difficile reperibilità.
Il caso ha riportato l’attenzione su un aspetto spesso sottovalutato del contrabbando: non solo sigarette di marca economica, ma anche prodotti di nicchia, per un pubblico selezionato. E proprio per questo più redditizi. In questo caso, la quantità, la qualità del prodotto e la totale assenza di dichiarazioni rendono difficile pensare a un trasporto occasionale.
Le Fiamme Gialle operano regolarmente controlli su questo tipo di traffici, soprattutto nelle aree di confine come quella tra il Ticino e la Lombardia. Il passaggio di beni ad alto valore aggiunto, anche se non sempre su larga scala, è un fenomeno noto. E non riguarda solo merci contraffatte o illegali, ma anche oggetti autentici introdotti senza pagare i dazi o senza rispettare le regole fiscali.
Intanto, l’uomo fermato è stato rilasciato, ma l’indagine continua. Si cerca di capire se facesse parte di un giro più ampio o se si tratti di un episodio isolato. I sigari sequestrati verranno analizzati per verificarne l’autenticità e il valore esatto, e poi, come da prassi, saranno distrutti o eventualmente messi all’asta se non rientreranno tra i beni illeciti.
Un episodio curioso, certo. Ma che riaccende i riflettori su una domanda forse più ampia: quanto è sottile il confine tra passione, business e illegalità, quando si parla di beni di lusso?
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