A volte anche i giganti si fermano. E quando lo fanno, la notizia rimbalza ovunque. È il caso di Philip Morris International, colosso mondiale del tabacco, che ha deciso di ritirare la vendita del business dei sigari negli Stati Uniti.
Una scelta che può sembrare sorprendente a prima vista, ma che affonda le radici in un contesto molto più turbolento di quanto si possa immaginare.

Negli ultimi mesi, il clima attorno al mondo del tabacco negli USA si è fatto sempre più incerto. Pressioni regolatorie, contenziosi legali in corso e instabilità economica hanno creato una tempesta perfetta, spingendo anche un colosso come PMI a rivedere i propri piani. Il progetto iniziale prevedeva la cessione della divisione di sigari della controllata Swedish Match, acquisita nel 2022 per rafforzare il posizionamento globale sui prodotti alternativi al fumo tradizionale. Ma adesso, quel piano è ufficialmente congelato.
A comunicarlo è stata la stessa Philip Morris, che ha parlato di “condizioni di mercato sfavorevoli”. Tradotto: troppa incertezza per andare avanti con una vendita che, sulla carta, avrebbe dovuto portare nuovi capitali e razionalizzare le attività. Ma c’è di più. Secondo indiscrezioni raccolte dal portale Milano Finanza, dietro la scelta ci sarebbe anche il timore di vendere sottocosto. E, per un’azienda che guarda con attenzione ai numeri, non è un dettaglio da poco.
Il business dei sigari premium negli USA, infatti, non è marginale. Parliamo di un segmento di nicchia, sì, ma ancora molto redditizio. Swedish Match controlla marchi storici e apprezzati dai consumatori americani, e cederli in un momento di instabilità avrebbe significato – con ogni probabilità – perdere valore. Ecco perché, almeno per ora, Philip Morris ha deciso di fare un passo indietro.
Una strategia più ampia
Questa decisione, però, si inserisce in una strategia più ampia. Il gruppo ha dichiarato più volte di voler diventare un’azienda “smoke-free”, concentrando gli investimenti su prodotti alternativi come Iqos, Zyn (le pouch di nicotina) e altre soluzioni “a rischio ridotto”. L’abbandono del mercato dei sigari potrebbe quindi essere anche un messaggio: il futuro, per PMI, non passa più dal fumo tradizionale, ma da un nuovo modo di pensare al consumo di nicotina.

Certo, per i nostalgici del sigaro questo suona un po’ come una resa. Ma dal punto di vista industriale, è una mossa calcolata. In un mondo che cambia rapidamente, dove il controllo normativo diventa ogni giorno più severo e la sensibilità del consumatore sempre più orientata al benessere, puntare tutto su un prodotto ad alto rischio può diventare un boomerang.
E allora ci si chiede: assisteremo nei prossimi mesi ad altre mosse simili da parte di competitor come Altria o British American Tobacco? O PMI ha solo anticipato una tendenza che presto coinvolgerà tutto il settore?
Intanto, i sigari restano ancora sugli scaffali. Ma per quanto tempo? E soprattutto: saranno ancora un affare su cui puntare nel lungo termine?